Tre tempi e tre piani spaziali scandiscono l’allegoria di Luigi Dragoni (Cremona 1939). Il primo piano raffigura un campo lavorato, dominato dalla presenza di due alberi-simbolo, alberi-figure che si contorcono. È un richiamo all’età dell’occupazione nazista e gli alberi costituiscono la trascrizione dell’idea di oppressione che investe tanto gli uomini quanto la natura. Da qui i colori “incattiviti”, i marroni che tendono al rosso o i verdi che tendono al giallo, come se anche la natura si ribellasse per la sofferenza umana.
Il secondo piano raffigura la città di Calcio in un giorno particolare. In primo piano, sulla grande strada che lo attraversa da Est ad Ovest, passano le armate tedesche in ritirata. La grafia elementare con cui vengono descritte riporta sia all’incanto dell’evento, letto con l’entusiasmo dello sguardo infantile, sia al mondo iconografico del neorealismo che ha spesso “descritto” tali episodi. Lo sfondo calcese è, in forme più raffinate, una pagina vedutista di fascino veneto.
Infine il terzo piano è costituito dall’immagine del cielo. È di natura simbolica come il primo piano, ma senza riferimenti diretti all’episodio che si vuole evocare: è un volo di farfalle in un cielo radioso, illuminato da un sole brillante. Anche in questo caso, Dragoni ritorna alla grafia infantile, sia per accordarsi alla festosità dell’evento, sia per esprimere la gioia intensa, vera e profonda, della Liberazione.