Indirizzo: 
Piazza Silvestri
Opera: 
“L’amministrazione della giustizia: un caso di condanna”, 2001
Autore: 

Italo Ghilardi

Tecnica: 
Sei tempere su muro trattato, disposte nelle sei finestre cieche

Descrizione

Calcio, terra di confi ne tra il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia, godeva di una notevole quantità di privilegi durati fi no alla fi ne del Settecento con l’arrivo di Napoleone, tra cui quello dell’amministrazione della giustizia. Italo Ghilardi ha affrontato questo tema attraverso la vicenda di un brigante, identifi cato, arrestato, condannato e decapitato proprio nella piazzetta an-tistante il Palazzo su cui l’artista ha elaborato il suo articolato affresco.

Considerato il carattere del palazzo, dotato di una notevole dignità e nitidezza architettonica, il pittore ha pensato di scandire il suo racconto nello spazio delle finestre cieche: sei spazi rettangolari nei quali ha inserito sei figure. Quattro gli attori dell’accaduto: la giustizia, simbolicamente raffigurata con la tradizionale bilancia, il brigante di cui le cronache ci tramandano il nome, Mercandello, il viandante assalito e il giudice.

Per dare corpo alla rappresentazione, il pittore ha utilizzato due differenti riferimenti culturali: il teatro e la cultura minimalista. Dal punto di vista teatrale è risalito al Settecento, con le sue figure e i suoi costumi creando una sorta di balletto, balletto tragico in verità. Nella sequenza non ordinata di finestre, compaiono i diversi protagonisti della storia. In questo scenario rappresentativo è venuto meno ogni riferimento ambientale, sia per rispettare l’originalità della facciata, sia per richiamare gli schemi espressivi del minimalismo, che rifugge da ogni superflua descrizione. La conclusione dell’evento, che ricorda le regole della giustizia dei secoli XVII e XVIII, non abbisogna di minuziose descrizioni: l’immagine del brigante, con impressi una sigla ed un numero come è in uso nelle divise carcerarie, ridotta a sagoma senza testa, palesa la dimensione tragica dell’epilogo: la decapitazione è ormai avvenuta. Per questa via, il racconto di Ghilardi sembra recuperare gli andamenti evocativi della pittura narrativa, coniugata con l’emozione della tensione minimalista. Non si concede nulla all’enfasi, ma nella sua stringatezza, la storia parla allo spettatore.
L’episodio è realmente accaduto e le lettere indicano cognome e nome del condannato, così come i numeri, indicano la data storica dell’avvenimento.

Allegati